Il Coordinamento dei Presidenti delle Camere Penali calabresi nelle riunioni del 6, 9,10 e 11 Dicembre ha assunto la determinazione:
• di manifestare solidarietà e adesione alle ragioni dell’astensione del 18 dicembre prossimo indetta dalla CP di Cosenza;
• di confermare e calendarizzare l’astensione regionale programmata con la delibera dell’11 settembre e di impegnare le Camere Penali territoriali nella prosecuzione dell’azione di denuncia e sensibilizzazione sui temi della giustizia penale calabrese già al centro dello stato di agitazione dichiarato il 27 giugno 2024, e degli stessi interventi di UCPI e da ultimo il documento congiunto dell’11 Dicembre della Giunta e dell’Osservatorio Doppio Binario intitolato “Le Corti d’Appello itineranti: l’aula bunker allagata e la crisi del modello”.
La Camera Penale di Cosenza – che insieme a tutte le Camere Penali Calabresi prosegue nella battaglia per i diritti nei processi nei quali si consuma la negazione dei diritti – ha indetto un’astensione dalle attività giudiziarie per il 18 dicembre per denunciare l’impatto del processo-monstre detto volgarmente “Reset”, sull’organizzazione della giustizia penale nel circondario cosentino e sull’esercizio dignitoso della funzione difensiva.
L’astensione “a staffetta” di 11 settimane avviata dalla Camera di Cosenza nel settembre scorso, proseguita dalle altre Camere Penali dei due distretti calabresi, continua oltre i tempi inizialmente programmati. Perché la pretesa di gestire l’insopportabile carico di nocive conseguenze dei singoli processi oceanici, prescindendo dagli interessi degli attori principali del processo, aggrava i problemi. E svela la tossicità di un sistema emergenziale imploso sotto la pioggia battente di inizio autunno.
Le domande contenute nel deliberato dell’astensione dei penalisti cosentini, rivolte alle Autorità, sono le medesime, pertinenti e sensate, che il Coordinamento delle Camere Calabresi pone, inascoltato, sin dal 2020, denunciando l’insostenibilità dei processi ingovernabili, la dissipazione di risorse che molto meglio potrebbero impiegarsi per far funzionare la giustizia ordinaria, piuttosto che destinarsi a sostenere i costi elevatissimi dei processi speciali, sovraccarichi dell’apparato di simboli che immancabilmente accompagna le pratiche della giustizia penale del nemico. L’ultimo più recente esempio quello della corsa a spendere per riparare l’aula attrezzata a misura dei processi di massa messa fuori uso delle piogge autunnali piuttosto che dotare del minimo di attrezzatura tecnologica le aule ordinariamente dedicate nei palazzi di giustizia alla celebrazione dei processi penali. In cui ormai la presenza dematerializzata degli imputati detenuti non richiede spazi smisurati ma solo impianti di telecomunicazioni adeguati. Ed è per tale ragione che ci pare inaudita ed inaccettabile la decisione di celebrare il processo c.d. Rinascita Scott, simbolo della stagione del gigantismo, in un’altra regione, nella aula bunker di Catania, a centinaia di chilometri di distanza dalla sede propria, con ancor più alto prezzo da pagare in termini di diritti inagibili delle parti e dei loro difensori. Di ieri la notizia che anche altro processo monstre, c.d. Recovery, subirà la stessa sorte.
Se il ricorso sistematico ai maxi-processi, con numeri di imputati da capogiro, ha sterilizzato l’aspettativa del cittadino di ottenere una risposta di giustizia qualitativamente accettabile (essendo è evidente il tasso di sommarietà -e di errore- del giudizio che ogni processo di massa reca con sé); oggi, a causa dell’implosione organizzativa della cattedrale costruita nel deserto lametino, l’impronta inquisitoria ha raggiunto una vetta più alta. Un esercito di persone, siano esse imputate (e presunte innocenti), siano esse persone offese, si troverà proiettato in una realtà processuale distopica, e dovrà fare i conti con la delocalizzazione dei maxi-processi a 400 km di distanza, così determinando lo svuotamento definitivo di ogni possibilità di esercizio concreto del diritto di difesa. Con conseguenti costi ingenti sul piano personale, familiare, economico e sociale per gli individui, per i difensori, per i giudici e lo Stato e, a ben vedere, per la stessa tenuta del sistema democratico.
Constatiamo quindi come sia rimasto inascoltato l’appello dei penalisti calabresi, da luglio scorso ancor più pressante con la proclamazione dello stato di agitazione, rivolto a chi ha il compito e la responsabilità di traghettare la giurisdizione oltre le logiche emergenziali degli ultimi anni, che hanno comportato rinunce, non solo sul terreno dei diritti, ma anche su quello della razionale gestione delle limitate risorse disponibili (oltre centomila euro annui di spese di manutenzione ordinaria per l’ “hangar” attrezzato di Lamezia).
Dalla nostra parte, molte buone ragioni che la delibera della CP di Cosenza bene illustra; dall’altro lato, una gestione del servizio giustizia che nega quello che dovrebbe immancabilmente assicurare. In primo luogo, le garanzie del giusto processo che sono l’esatto opposto della quotidiana mortificazione del diritto di difesa svuotato di effettività e ridotto a strumento di formale legittimazione dei verdetti della giustizia speciale. Lo svilimento del diritto di difesa ha tracciato, in questi anni, solchi profondi nei rapporti tra il foro e la magistratura. È necessario uscire dal tunnel infinito dell’emergenza e ritrovarsi dentro il comune perimetro costituzionale; in particolare, nel corredo valoriale – non negoziabile – del giusto processo scolpito nell’art. 111 della nostra Magna Charta, nella consapevolezza che la perenne logica emergenziale mortifica quel quadro assiologico e ci pone fuori dallo statuto di legalità che i costituenti hanno disegnato per regolare il difficile rapporto tra autorità e libertà, tra esigenze di difesa sociale e tutela delle libertà individuali. Urge pertanto ritrovare una grammatica comune che veda nella Costituzione e nei valori di civiltà in essa scolpiti l’unico faro capace di illuminare il doveroso cammino unitario della (e nella) giurisdizione.
Ed allora sono confermate tutte le premesse perché l’iniziativa di denuncia dei penalisti calabresi per i diritti e contro la politica dei processi di massa con le sue conseguenze estreme, prosegua con un programma di manifestazioni in concomitanza con l’astensione regionale, già preventivata nel deliberato dell’11 settembre 2024, che i presidenti delle camere calabresi riuniti in sede di coordinamento hanno deciso di attuare nelle date del 15, 16, 17 gennaio 2025.
Per necessario rispetto del principio di rarefazione delle astensioni nei servizi pubblici essenziali l’astensione non riguarderà le attività giudiziarie nel settore penale del circondario di Cosenza, in ragione della astensione già proclamata, per ragioni analoghe, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza per il 28-29-30 Gennaio.
Per tali ragioni,
DELIBERA
- Di demandare agli organi deliberativi delle Camere Penali aderenti al Coordinamento delle Camere Penali Calabresi l’adozione delle determinazioni conseguenti al presente atto di indirizzo, provvedendo in particolare ad indire l’astensione dalle attività giudiziarie estesa anche ai processi con detenuti salvo che l’imputato non eserciti le facoltà previste dall’art. 420 ter, IV comma e 304 comma I a) chiedendo che il processo si celebri nonostante la richiesta di rinvio per adesione all’astensione formulata dal difensore.
• 12 dicembre 2024 nelle sedi delle riunioni del Coordinamento dei Presidenti delle Camere Penali Calabresi •
Camera Penale “E. Donadio” di Castrovillari, Il Presidente – Avv. Michele Donadio
Camera Penale “A. Cantàfora” di Catanzaro, Il Presidente – Avv. Francesco Iacopino
Camera Penale di Cosenza “Avvocato Fausto Gullo”, Il Presidente – Avv. Roberto Le Pera
Camera Penale “G. Scola” di Crotone, Il Presidente – Avv. Romualdo Truncè
Camera Penale “Avv. Felice Manfredi” di Lamezia Terme, Il Presidente -Avv. Renzo Andricciola
Camera Penale “G. Simonetti” di Locri, Il Presidente – Avv. Antonio Alvaro
Camera Penale “E. Lo Giudice” di Paola, Il Presidente – Avv. Giuseppe Bruno
Camera Penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria, Il Presidente Avv. Pasquale Foti
Camera Penale di Rossano, Il Presidente – Avv. Giovanni Zagarese
Camera Penale “F. Casuscelli” di Vibo Valentia, Il Presidente -Avv. Giuseppe Mario Aloi
Per il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi Avv. Giuseppe Milicia
Presidente Camera Penale “V. Silipigni” di Palmi.